Il Nostro Logo

Storia, Scelta e Significato

Il Nostro Logo

Il logo è rappresentato dall’accostamento delle lettere maiuscole “S” e “P” (acronimo), quali iniziali del nome della società. Queste lettere sono inscritte in un rettangolo il cui rapporto è 1:2, ovvero due quadrati accostati, un quadrilungo.

Alla destra, su due righe, possono essere riportate la dizione estesa “Studio Pica” (in alto) e “consulenza industriale integrata” (in basso).

Il colore è il grigio, punto di incontro, di fusione, di equilibrio e sintesi tra il bianco ed il nero. Il grigio è il colore del punto di vista: muta il significato a seconda di come lo guardiamo, proprio perché si presta ad essere un punto di sosta, di osservazione, di considerazione e valutazione del mondo circostante. Simboleggia la calma e ci dona un momento per prendere respiro.

Sotto, inscritto in un rettangolo di pari lunghezza del precedente, il riferimento alle differenti aree in cui la società opera; per ciascuna area vi è un colore identificativo.

 

Ci siamo ispirati al rinascimento italiano, vissuto dalla maggior parte dei suoi protagonisti come un’età di cambiamento, nella quale maturò un nuovo modo di concepire il mondo e se stessi.

In questo contesto, come lettere sono state scelte quelle disegnate con riga e compasso da Luca Pacioli (1445 – 1517) nel suo “Alphabeto Dignissimo Antiquo”, sezione illustrata contenuta all’interno del più famoso trattato “de Divina Proportione”.

Luca Pacioli, matematico, umanista, amico dei maggiori artisti del suo tempo, venerò come maestri soprattutto Piero della Francesca e Leonardo da Vinci. Né deve meravigliare questa unione e collaborazione di arte e matematica: gli artisti del Rinascimento riconoscevano nella matematica uno strumento necessario per raggiungere quell’equilibrio, quell’armonia di proporzioni cui la loro arte tendeva. Filippo Brunelleschi si era valso della conoscenza della meccanica, della geometria, dell’ottica, appresa dall’amico Paolo dal Pozzo Toscanelli; Leon Battista Alberti aveva dimostrato quanto una profonda cultura filosofica e scientifica possa giovare a un artista; Piero della Francesca aveva composto un trattato, il “De perspectiva pingendi”, in cui è affrontato in modo inatteso per un artista il problema della proiezione sul piano di figure geometriche solide. La conoscenza delle matematiche era pertanto necessaria preparazione all’esercizio dell’arte.

Nel contesto delle lezioni e dissertazioni di Luca Pacioli l’alfabeto è certamente un dettaglio, però la ricerca e lo spirito profondo di questa codificazione geometrica della lettera si ricollegano idealmente a tutto quell’immenso e secolare lavoro speculativo per sconfiggere l’errore, correggere l’empirismo mediante la matematica e la geometria e che, nel campo specifico dell’architettura e dell’arte, si risolve nella ricerca di armoniosi canoni.

Nonostante Pacioli sia stato così parco di spiegazioni, la chiarezza dell’impostazione geometrica e l’armonia del suo “alphabeto dignissimo antiquo” sono ancora esemplari e chiunque, con le didascalie apposte al piede di ogni lettera, può ricostruire questo bellissimo alfabeto.

La lettera diventa “carattere”, bellezza ed eleganza.